Ritratto di una principessa estense: Margherita Gonzaga o Ginevra d’Este?

Si ritiene che il personaggio raffigurato nel dipinto sia Ginevra d’Este (o della sorella gemella Lucia d’Este) anche se quando il quadro venne catalogato, si era ritenuto in un primo tempo che la persona in questione potesse essere Margherita Gonzaga, moglie di Leonello d’Este, il principe umanista per cui Pisanello fece anche un ritratto e ben cinque medaglie commemorative.
L’opera è menzionata la prima volta nel 1860, quando fu acquistata dal diplomatico Felix Bamberg con l’attribuzione a Piero della Francesca. Passò al Louvre nel 1893 e fu assegnata a Pisanello per la prima volta da Adolfo Venturi nel 1889, un’attribuzione poi concordemente accolta dalla critica.

Inizialmente l’opera era ritenuta il quadro di fidanzamento della moglie di Lionello, quel ritratto cioè inviato nelle corti per siglare i patti di matrimonio (avvenuto nel 1435), facendo conoscere l’aspetto degli interessati. Nella botanica rappresentata però non è presente alcun simbolo della casata dei Gonzaga (anche se i colori dell’abbigliamento sono quelli dei Gonzaga: bianco, rosso e verde), mentre è raffigurato invece il vaso simbolo della casata d’Este, inoltre la presenza dell’aquilegia (simbolo del matrimonio, dell’amore e soprattutto della morte) fa pensare a una persona deceduta nell’età ritratta, mentre la Gonzaga era vissuta fino a quasi cent’anni di età.
Dopo vari studi si riuscì a capire che molto probabilmente si trattava di Ginevra d’Este, che sposò Sigismondo Malatesta all’età di quattordici anni e che morì a ventuno in seguito ad una forma depressiva che la colpì dopo la morte del figlioletto Roberto Novello avvenuta nel novembre del 1438. Quindi, considerati i presagi di morte ravvisabili nell’opera, si intende come Pisanello volesse far capire che l’opera fu realizzata dopo la morte di Ginevra, avvenuta nel 1440, che coincide con un soggiorno dell’artista a Ferrara.
La protagonista del dipinto è ritratta di profilo, come nelle medaglie celebrative che si rifacevano alla tradizione imperiale romana, con una figura allungata che richiama la moda dell’epoca, culminate nell’elaborata acconciatura con nastro bianco. Essa è vestita con un tessuto pregiato per l’epoca, di colore rosso e bianco, integrato da un mantello, dove si trova il simbolo della casata degli Este impreziosito da perle e ricami preziosi.

La minuzia nella resa dei dettagli floreali dello sfondo e la serena atmosfera cortese sono elementi tipici dello stile tardogotico, del quale Pisanello fu il più grande maestro del nord-Italia.
Come si è detto, in quest’opera Pisanello annuncia i presagi di morte, riscontrabili in ciò che è rappresentato sullo sfondo.

I simboli sono numerosi:
Farfalla: simbolo dell’anima.
Siepe di aquilege: simbolo del matrimonio, simbolo di fertilità e di morte.
Garofano: simbolo di matrimonio, di fertilità e del fidanzamento.
Vaso con le ancore: si trova effigiato sul mantello di Ginevra ed è un’impresa araldica della famiglia d’Este; la mancanza dell’impresa di una seconda casata dimostra che non si tratta di un’opera di fidanzamento.
Rametto di ginepro: richiamo al nome Ginevra ed è anche presagio di morte.
Catenella: simbolo di unione, matrimonio.

 

Per maggiori informazioni vedi

https://it.wikipedia.org/wiki/Ritratto_di_principessa_estense

http://www.frammentiarte.it/2016/27-ritratto-di-principessa-deste/

http://wsimag.com/it/arte/1588-ritratto-di-una-principessa-di-pisanello

Sigismondo di Lussemburgo

Il Ritratto di Sigismondo di Lussemburgo è un dipinto, tempera su pergamena applicata su tavola (58,5×42 cm), attribuito a Pisanello, databile al 1432-1433 circa e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Il ritratto venne eseguito all’inizio degli anni trenta del Quattrocento, quando l’imperatore Sigismondo di Lussemburgo si recò a Mantova per insignire Gianfrancesco Gonzaga del titolo di marchese (1432), nel quadro di un viaggio in Italia che aveva toccato anche Milano (1431), dove ricevette la corona di re d’Italia e terminò poi a Roma.
Il ritratto, copiato in disegni e altre opere, divenne l’effigie ufficiale dell’imperatore. Ancora nel 1451 Piero della Francesca si ispirò a una di queste derivazioni per dare le fattezze di Sigismondo a san Sigismondo nell’affresco Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, dove riprese la medesima forma della berretta, ignorando però il materiale di pelliccia.
Entrato nelle collezioni imperiali, in particolare quelle del castello di Ambras presso Innsbruck, il ritratto è poi passato al Kunsthistorisches Museum.
L’attribuzione a Pisanello non è sicura e anticamente era stato assegnato al pittore Conrad Laib, nativo delle Alpi Orientali, o a un artista boemo. L’attribuzione a Pisanello è comunque avvalorata dalla presenza di un disegno dell’imperatore di profilo con la stessa berretta (Cabinet des Dessins 2479).

La figura dell’imperatore è ritagliata attorno al volto, con solo una parte del busto. Gli occhi sono scuri, piccoli e a mandorla, gli zigomi alti, la barba lunga e bianca, la bocca dischiusa, che mostra i denti. Il vestito è sontuosamente damascato, mentre la berretta è foderata di pelliccia, tipica dei climi freddi del nordeuropa, con un gioiello appuntato sulla sommità.
Pisanello si concentrò sugli aspetti esteriori del ritratto, profondendo grande accuratezza nella resa della morbidezza della pelliccia (ottenuta con pennellate sottilissime), della barba, dei capelli, del disegno del vestito. L’effetto è quello di un ritratto tutto sommato fiabesco e idealizzato, dove manca quell’attenzione alla psicologia e ai risvolti umani tipica della successiva ritrattistica rinascimentale.

 

 

Per maggiori informazioni vedi:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ritratto_di_Sigismondo_di_Lussemburgo

https://it.wikipedia.org/wiki/Sigismondo_di_Lussemburgo

http://gadget.artega.biz/web/it/1736.html#.WNphXIVOLIU

 

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