Una piccola parentesi: l’evoluzione dei ritratti

In parallelo alla riscoperta umanistica del valore dell’individuo, nel Quattrocento si sviluppa il genere del ritratto come segno di affermazione personale.

La tipologia del ritratto di profilo, diffusasi su modello delle monete e delle medaglie antiche, viene progressivamente soppiantata da quella del ritratto di tre quarti, che permette di cogliere sia i tratti fisionomici del personaggio effigiato sia gli elementi salienti della sua personalità. Maestri indiscussi del genere sono Jan van Eyck nelle Fiandre, Antonello da Messina e Leonardo da Vinci in Italia.
Erede diretta di Roma, la civiltà del Medioevo cristiano conosce il ritratto sia nell’Oriente greco che nell’Occidente latino. La tradizione del ritratto imperiale continua vigorosa anche dopo Costantino e fornisce uno degli argomenti più convincenti alla legittimazione delle icone o immagini sacre.
Come dimostra il significato originario delle parole con cui le abbiamo indicate, le rappresentazioni di Cristo, della Vergine e dei santi vanno considerate ritratti a tutti gli effetti. Una situazione simile si verifica nell’ambito letterario con la biografia.
Nel XII secolo, si vede l’elaborazione di un’idea forte e in qualche misura moderna di individualità, è anche il secolo che vede la nascita dello stile gotico e con essa una nuova attenzione dell’arte al mondo esterno. Approdati tardi a questa innovazione, gli scultori italiani di fine Duecento sono in grado di dotare la rappresentazione dell’individuo della forza che ancora ci colpisce nelle statue e nelle effigi tombali di Arnolfo di Cambio.

Con Giotto questa esigenza si trasferisce dalla scultura alla pittura. Nei dipinti dell’artista, committenti e amici s’impongono all’osservatore con la presenza fisica e la credibilità psicologica di persone vere.

Il primo ritratto autonomo d’età postclassica, vale a dire il Ritratto di Jean le Bon re di Francia, dipinto intorno al 1360 da un pittore francese di cultura fortemente italianizzata e oggi custodito al Louvre. Eseguito con modalità tecniche tradizionalmente proprie dell’immagine sacra, l’opera se ne discosta perché presenta il volto del sovrano di profilo anziché di fronte. La scelta affonda le sue radici nella distinzione gerarchica tra le due visuali, che l’arte cristiana conosce sin dall’età tardo-antica. La dichiarazione di umiltà a essa sottesa segna i ritratti di profilo almeno fin verso il 1440, quando Pisanello inventa, con la medaglia, uno dei prodotti più tipici della ritrattistica rinascimentale.
Diversamente dalla moneta antica cui pure s’ispira per la materia come per le soluzioni formali, la medaglia moderna è connotata da una valenza puramente celebrativa. Ogni persona che ne venga onorata può aspirare alla fama di cui hanno goduto gli imperatori e altri protagonisti della storia greca e romana. La larga diffusione della medaglia e delle sue premesse ideali induce a credere che la fedeltà al profilo in tanti ritratti dipinti e a rilievo prodotti in Italia dopo Pisanello e fino ad artisti come Piero della Francesca e il Pollaiolo non vada letta in continuità con gli scrupoli religiosi della precedente fase internazionale, ma piuttosto come risposta convinta alla nuova esigenza umanistica di un’affermazione mondana.

 

 

Per maggiori informazioni vedi:

http://www.oilproject.org/lezione/il-ritratto-nel-quattrocento-19643.html

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